Ho letto su FB un post del mio amico Corsino che evidenzia a malincuore
il fatto che le squadre impegnate nelle semifinali dei playoff scudetto di
serie A, hanno schierato in toto un sol giocatore nato in Italia. Il buon Nino
ci invita a non deprecare tecnici e dirigenti federali quando schierano una
nazionale con soli 5 nati in Italia di cui tre sono portieri.
La colpa non va
addebitata a loro ma alle società che vogliono vincere ad ogni costo
fregandosene del mancato sviluppo della disciplina che potrà avvenire, in
parte, attraverso la nascita e la cura dei settori giovanili. E’
vero spesso abbiamo criticato questa abitudine ed il sottoscritto non si è mai
tirato indietro affermando che se una nazionale con soli nati in Italia sarebbe
la 15ma. al mondo daremmo una più sincera misura del calcio a 5 nostrano. Due,
tre oriundi, più o meno li hanno tutte le nazioni che vanno per la maggiore, ma
nove o dieci nascondono lo stato del’arte fallimentare del nostro futsal.
Questo è sempre stato il mio parere!
Il mancato sviluppo del calcio a 5 italiano e l’assenza di giocatori
nati in Italia nei maggiori due campionati (A e A2) non è da ascrivere solo
alla mancanza dei settori giovanili. Le principali ragioni affondono le loro
radici in situazioni che nulla hanno a che vedere con le ridotte attività
giovanili della maggioranza delle società. Personalmente sono arrivato a questa
conclusione: Nonostante il Brasile sia considerato un paese emergente bisogna
dire che la maggior parte della popolazione come stava dieci anni fa così sta
adesso. La povertà è diffusissima e il calcio in primis e il futsal come
ripiego, sono nell'immaginario collettivo, un modo per risolvere i problemi
della vita e se dovesse andare molto ma molto bene, un modo per diventare
ricchi sfondati. Diventare un calciatore professionista è un sogno di tutti i
ragazzi brasiliani. C'è chi lo realizza e diventa ricco sfondato ma ce ne sono
migliaia e migliaia che pur non diventando notissimi, riescono a cambiare il loro
destino e quello della propria famiglia attraverso il calcio minore e il
futsal. I giocatori brasiliani di futsal hanno trovato terreno fertile prima in
Portogallo e Spagna poi in Italia e ora sono presenti in tutti i paesi europei
e asiatici dove il calcio a 5 e in forte espansione. Da noi esiste una
distorsione: Il futsal è disciplina dilettantistica e gestita dalla LND che
impone rigide norme in tema di accordi economici che non prevede dei veri e
propri stipendi ma solo premi e rimborsi spesa che, per i calciatori, non
devono superare i 25 mila euro annui, mentre per gli allenatori il tetto
massimo è di 14 mila euro per chi allena in serie A. In quasi vent'anni, i
brasiliani soprattutto, hanno colonizzato i campionati nazionali del nostro
paese e da un decennio sono addirittura impiegati anche in quelli regionali.
Per questi ragazzi che abbandonano il proprio paese per sfuggire ad una povertà
incombente, è una vera e propria professione da cui dipende il futuro dell'
intera famiglia. Poi, in quanto ai limiti previsti per la remunerazione di
tecnici e calciatori, vale il detto: fatta la legge trovato l'inganno! Chiarito
ciò pensate per un attimo ai nostri figli, nati nell'abbondanza a ai quali non
abbiamo fatto mancare finanche il superfluo e ai quali abbiamo giustamente
imposto "prima la scuola" quali motivazioni potrebbero avere nel
decidere di dedicare il proprio futuro al calcio a 5 dove ricchi non si
diventa, soprattutto in Italia e poi, noi genitori glielo permetteremmo? Con
questo non dico che nel calcio a 11 le incertezze del futuro sono minori,
anzi....però l'estrema visibilità del calcio maggiore con le foto dei campioni
alla guida della Ferrari con a fianco la velina di turno, colpisce molto ma
molto di più la fantasia dei ragazzi che sentono sorgere in loro l'esigenza di
imitarli a tutti i costi. Per concludere ( molti tireranno un sospiro) sono
convinto che anche se dovessimo tirare su calcettisti italiani di grande
valore, questi avrebbero come obiettivo
primario lo studio e dopo un buon lavoro. Magari giocherebbero anche ma in contemporaneità
con lo studio o con il lavoro e con
tutti i limiti che questi impegni imporrebbero per cui, allenamenti dopo le 20
e difficoltà a partire il venerdì mattina quando bisogna recarsi in trasferta.
Insomma esigenze diverse da quelle dei ragazzi brasiliani disposti a vestire le
vesti del professionista rendendosi disponibile 24 ore su
24.........allenamenti a qualsiasi ora, nessun problema per la doppie sedute
che hanno svolgimento alle 10 del mattino, nessun problema per l'orario di partenza
quando si va in trasferta ecc..ecc. Attualmente quanti calcettisti Italiani
sono presenti nei roster delle squadre di A e A2? Pochi, anzi pochissimi e così
sarà fin quando non si deciderà di dare una piena, ma soprattutto integra
applicazione, all' Annex 6 della FIFA e contestualmente rendere il calcio a 5
(campionati A e A2) disciplina
professionistica per offrire quelle certezze che potrebbero, alla pari di ciò
che avviene nel Volley, nel Basket, nella Pallanuoto e in altre discipline,
accendere la fantasia dei nostri ragazzi e attrarli anche economicamente come
succede per gli sport appena accennati. E pensare che nei primi anni duemila il nostro
presidente, l'ing. Tonelli, aveva abbracciato il sogno di tanti ma soprattutto
del dirigente, bolognese ma siciliano di nascita, Alfonso Velez. Il grande
Velez, ahi noi, non c'è più da due anni circa ed è morto senza poter vedere il
suo sogno realizzarsi. Per mesi attendemmo l'assemblea nazionale della FIGC che
avrebbe dovuto cambiare lo statuto per
permettere al calcio a 5 italiano di trasformarsi da disciplina dilettantistica
in professionistica. Poi l'ottusa e interessata opposizione dei presidenti dei
Comitati Regionali e l'immediata marcia indietro di Tonelli (ragioni politiche si disse) fece sì che il progetto
fallisse. Questa è la mia opinione ma sono sempre disposto a ricredermi se, in
un futuro non lontano, potrò leggere, nei roster delle squadre, i nomi di
tantissimi calcettisti nati in Italia e cresciuti nei nostri settori
giovanili!!
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